Senza nulla togliere a tutti gli altri settori, se ce n’è uno che deve essere in grado di continuare a lavorare in piena sicurezza durante una pandemia quello è il settore farmaceutico.
Dai ricercatori ai tecnici di laboratorio, dall’R&D all’operatore chimico, dall’informatore scientifico fino al farmacista: una sinergia che da sempre ha l’unico obiettivo di migliorare le condizioni umane ed allungarne la prospettiva di vita.
Immaginate come sarebbe trovarsi nel bel mezzo di una pandemia sapendo che non ci sono persone che stanno analizzando il problema, studiando il virus, progettando dei test, cercando una cura: io, personalmente, non dormirei sonni tranquilli.
Ovviamente parlo di pandemia perché è in voga in questo periodo e perché sinceramente mi impatta da vicino, ma sappiamo tutti bene su quanti fronti siano impegnati farmaceutici e biotecnologi ogni giorno.
Immaginate se le persone in grado di cercare una cura fossero impossibilitate a farlo perché manca la tecnologia a supporto.
Gli uffici, i laboratori, le postazioni mobili dei ricercatori producono una mole di dati davvero ingente, eterogenea e sensibile che spesso non è trattata e gestita in maniera opportuna, mettendo così a rischio sia il valore scientifico del dato, sia il business, sia la privacy dei sogetti del trattamento.
Sono molteplici, infatti, le insidie che mettono a repentaglio i dati e che potrebbero sfociare in un disaster (catastrofe), dall’errore umano al malfunzionamento hardware e software, dai recenti ransomware ai data breaches.
Qualche numero (fonte acronis.com):
- Il 55% delle aziende farmaceutiche intervistate non sono sicure di poter far fronte ad un disaster recovery
- Il 42%, in caso di un evento dannoso sull’infrastruttura si troverebbe ad affrontare un downtime produttivo significativo
- Un’azienda su cinque non ha sufficiente personale IT per poter gestire l’infrastruttura di backup
- Il budget riservato Backup e Disaster Recovery è il minore rispetto ad ogni altro dipartimento IT e addirittura il 34% ammette di non destinarvi alcun budget
- L’84% delle aziende è passata a tecnologie di virtualizzazione, ma il 20% di queste non effettua il backup dei server virtuali
- Il 33% è passato ad un ambiente ibrido integrando il cloud nella propria infrastruttura on-premises, ma fa fatica a gestire il nuovo ambiente di lavoro
Per non parlare di tutte quelle società che ancora non hanno adottato soluzioni per permettere ai propri dipendenti di poter lavorare da ovunque si trovino (come il VDI, ovvero il Virtual Desktop Infrastructure, ad esempio), trovandosi così in una situazione di difficoltà su più fronti.
La strategia di prevenzione delle catastrofi deve essere sufficientemente dettagliata da fornire indicazioni in una serie di situazioni, ma non dettagliata al punto da mancare di adattabilità.
A seconda della dimensione, del suo organigramma e della sua organizzazione, un’azienda può decidere di gestire queste tematiche e tutelare i propri dati in due modi:
- Disponendo di una gestione IT interna
- Affidandosi ad un’azienda esterna che lo fa di mestiere
Nel primo caso è necessario investire in tecnologie che permettano una gestione semplificata ed immediata dell’infrastruttura, che sia quella di backup, quella di disaster recovery o di tutto il parco server/storage (e qui potrei aprire una bella parentesi sulle soluzioni iperconvergenti, ma saranno oggetto di un altro articolo), così da permettere al team di concentrarsi sulle criticità nel momento opportuno. È, infine, importante puntare su tecnologie che permettano anche una scalabilità facilitata, immediata e che non preveda downtime, così da poter soddisfare anche le più recenti disposizioni in termini di Data Protection (GDPR).
Nel caso si scelga di affidarsi ad un’azienda esterna è, a mio avviso, fondamentale richiedere un assessment che fotografi in maniera esatta la situazione attuale ed una lista di eventuali remediations che illustri i benefici che queste comportano. È inoltre importante affidarsi ad aziende che abbiano già lavorato con società dello stesso settore e che ne comprendano appieno le urgenze, i ritmi e le necessità.
Recentemente la mia società è stata contattata da un’importante azienda farmaceutica e da un’altra grandissima azienda, leader europea di diagnostica, per avere un assessment della loro infrastruttura: per entrambe le aziende abbiamo individuato ed evidenziato dei possibili points of failure ed abbiamo fornito gratuitamente una panoramica delle possibili remediations e, mentre con una di queste società il progetto è praticamene giunto al termine, con l’altra stiamo collaborando in sinergia con il loro team interno affinché venga scelta la soluzione migliore per le loro esigenze e venga elaborata una strategia vincente.
In questo periodo storico non possiamo permetterci di perdere la conoscenza, quindi bisogna adottare una mentalità atta a tutelare il sapere e le scoperte immagazzinate ed allo stesso tempo promuovere e stimolare la ricerca di ulteriori obbiettivi.
Molte aziende hanno già scelto di tutelarsi e favorire il loro sviluppo adottando soluzioni che aiutino a focalizzarsi sul proprio business senza doversi più preoccupare dei rischi che minacciano i loro dati.
E tu, stai facendo abbastanza per proteggere i tuoi dati ed incentivare la crescita del tuo business?